Le opere d'arte: Ai deportati pratesi dell'8 marzo 1944

Aggiornato il: 20/06/2022
scultura in gesso che rappresenta un groviglio di mani legate con catene

Fernando Montagner (Negrisia di Ponte di Piave, Treviso, 1949. Vive e lavora a Prato dal 1959)
Ai deportati pratesi dell'8 marzo 1944 - 2006
La scultura è collocata nella Sala Fondi Locali/Conferenze.

Scultura altorilievo in gesso patinato con colori acrilici
Rete fine metallica, elementi di catena in ferro, con base di rete di ferro elettrosaldata
Donazione dell’Associazione nazionale ex deportati (Aned) e dell’Associazione per il gemellaggio Prato-Ebensee

L’8 marzo 1944, a seguito dello sciopero generale che reclamava pace, lavoro e libertà in tutta Italia, i Nazifascisti arrestarono in Toscana oltre 330 uomini tra operai e cittadini, rastrellati per strada, prelevati da casa o direttamente dalle fabbriche. Il trasporto del bottino umano che partì l’8 marzo dalla Stazione di Santa Maria Novella arrivò l’11 marzo nel lager di Mauthausen. Poche decine i sopravvissuti.

Dei 17 operai che la mattina dell'8 marzo furono prelevati e catturati dalla Fabbrica Campolmi, soltanto due sopravvissero al tormento del campo di concentramento: Raffaello Bacci di Campi Bisenzio e Franco Franchi di Prato. Quest’ultimo riuscì a vivere fino agli anni ’80, lasciando vari fogli dattiloscritti e una drammatica testimonianza sulla terribile vicenda che coinvolse lui e i suoi compagni di sventura.

L’opera dell’artista Montagner vuole rappresentare la sofferenza della violenza subita dai deportati pratesi: le mani che si contorcono, sono incatenate in un groviglio disperato di aiuto.

Aiutaci a migliorare il sito. Valuta questa pagina